mercoledì 12 maggio 2010

Lettera Del Rettore

Cari amici e nemici ho ricevuto una mail dalla mia università, esattamente dal rettore, al quale ho avuto l'onore e la soddisfazione di rispondere. Segue quindi lettera e risposta.

Gentile dottore,
a trent’anni dalla sua fondazione, la grande famiglia dei laureati dell’Università di ***** diventa sempre più numerosa, con tassi di occupazione che non hanno nulla da invidiare agli atenei più blasonati del nord. I nostri laureati sono la testimonianza più bella e tangibile del nostro lavoro quotidiano di docenti e ricercatori. Da sempre l'Università di ***** è impegnata in uno sforzo di miglioramento sia della propria attività didattica, che di quella di ricerca. Una buona ricerca è indispensabile per alimentare una buona didattica universitaria e per sostenere, attraverso il trasferimento dell'innovazione, la competitività e lo sviluppo del nostro territorio, presupposto indispensabile per promuovere l’occupazione. Oggi si può contribuire in maniera concreta a questo sforzo, grazie all'opportunità di destinare all'Ateneo una quota pari al 5 per mille dell'imposta sul reddito da parte dei contribuenti. Scegliere l'Università di ***** significa essere sicuri che il proprio contributo sarà utilizzato in maniera trasparente per i nostri studenti. Grazie a coloro che hanno creduto in noi, l'Ateneo ha ricevuto 45.842,54 euro nel 2006 e 38.343,47 euro nel 2007. Queste risorse sono state utilizzate per sostenere le borse di dottorato di ricerca bandite dall’ateneo, coniugando così il sostegno ai nostri laureati con quello alla ricerca. Le sarei grato se potesse adoperarsi affinché nella Sua dichiarazione dei redditi, e in quella di tutte le persone che vorrà sensibilizzare sull'argomento sia indicata l'Università di ****** come destinataria del 5 per mille.



RISPOSTA

Egregio sig. rettore,

le rispondo a questa sua legittima richiesta cercando di portarla ad una riflessione seria sulla situazione attuale. Lei chiede un sostegno da me quando io da voi non lo ho ricevuto. Siamo partiti da una consegna delle lauree di ingegneria con una premiazione di calcetto e abbiamo proseguito con dei colloqui di lavoro proposti da voi che prevedevano come compenso un buono pasto giornaliero da 7 euro. Abbiamo proseguito aumentando il numero di laureati e corsi distanti dal mondo dell’industria. Adesso mi ritrovo a 40 anni con il mercato del lavoro intasato da la pseudo laureati (laurea a 3 anni) senza alcuna prospettiva. Negli anni 90 si faceva selezione seria, la stessa alla quale mi sono sottoposto io e che garantiva un numero di laureati inferiore a quella che il mercato del lavoro chiedeva e portava il mercato stesso ad avere un profondo rispetto per la nostra professione. Possiamo dire quindi che questa famiglia di laureati come la definisce lei è composta da figliastri abbandonati a se stessi. Credo dunque che sia utile proseguire con il reciproco disinteresse.

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