Vagando da un posto all'altro s’incontrano molte persone,
ognuna con la sua storia, con le sue scelte. Succede anche a lavoro di trovarsi
colleghi diversi, che ti lavorano di fianco, con i quali si scambia qualche
chiacchiera e si conoscono a mano a mano che il tempo passa. Tutto questo, nei
limiti che è concesso, perché ognuno ha la sua privacy e non vuole mischiare
troppo lavoro con vita privata. Però, succede magari che un giorno ci si volta e
si vede il collega fissare il monitor con sguardo assente.
Allora si chiede:
" Che hai? Ti vedo preoccupato oggi?"
Il collega improvvisamente
risponde, spezzando la barriera tra lavoro e vita privata che fino a quel
momento aveva retto e dice: " Mia madre sta male, mi sa che muore.".
Per
un attimo lo guardi inebetito senza sapere che dire. Ti chiedi che diavolo ci
fa a lavoro e magari farglielo notare, ma l'unica frase che esce è: " Mi
dispiace".
Il tempo sta passando e ad ogni rintocco dell'orologio ci fa
assistere anche a questi eventi, perché dobbiamo crescere giustamente. Dobbiamo
diventare adulti, autonomi e forti. In una passeggiata nel parco capita di
assistere ad una partita di calcio tra
ragazzini e si sente uno di essi gridare: Dai ragà passatemi la palla anch'io
voglio segnare un gol!". Tutto diventa chiaro, quanto siamo stati stupidi
a voler crescere, quanta inutile fretta. Era meglio rimanere lì con tutti i sogni
per la testa a gridare: "Fatemi segnare un gol!".
P.s Beh che dire, Un pezzo dei Black Keys un po malinconico ci sta.
Black Keys con "Turn Blue"
2 commenti:
Già era meglio essere bambini senza, problemi,senza ansia insomma eravamo tutti sereni .
Ciao Quinto
Porto il pallone? Anche tu vuoi segnare un gol?
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